Torniamo a parlare di Venezuela. Ce la farà il paese dall'attuale crisi dovuta principalmente alla svalutazione della sua primaria risorsa: il petrolio?
In questi giorni l’obbligazione con scadenza marzo 2015 è stata rimborsata senza problemi. Ma con il petrolio sotto i 40 dollari diventa sempre più difficile per il paese riuscire ad onorare le prossime scadenze.
Il Venezuela fino ad oggi ha sempre rimborsato tutte le obbligazioni e, per il momento, allontana i timori di un default, anche se il mercato quota i suoi titoli quasi a livello di default. Resta comunque una risorsa per chi vuole ottenere rendimenti dell'ordine del 30%, assumendosene però anche i rischi.
Come già anticipato in precedenti articoli, non vi erano dubbi sul fatto che Caracas potesse adempiere ai propri obblighi nei confronti del debito estero per quest’anno, nonostante la caduta del prezzo del petrolio sulle cui esportazioni lo stato basa il 95% del budget statale.
Detto questo, il mercato ora guarda avanti e s’interroga sugli scenari futuri del Venezuela e del suo debito con l’estero. Per il 2015 il Venezuela non ha altre scadenze in programma (la prossima sarà fra 11 mesi per un bond da 1,5 miliardi di dollari), ma la compagnia petrolifera Petroleos de Venezuela (PDVSA), controllata dallo Stato, dovrà rimborsare il prossimo mese di ottobre 1,4 miliardi di dollari del bond 5% 2015 e, a novembre, una tranche di 2 miliardi.
Ma come noto, con il prezzo del petrolio a 40 dollari al barile, le entrate in valuta pregiata si ridurranno drasticamente mettendo in seria difficoltà la solvibilità della compagnia petrolifera.
Il Venezuela spera in un rialzo del prezzo del petrolio a giugno. A detta degli esperti di Bloomberg, si tratta però di una piccola boccata d’ossigeno per permettere al presidente Nicolas Maduro di presentarsi alle elezioni di fine anno senza con il paese solvente nei confronti dei creditori internazionali. Cosa che, però, sta trascinando la popolazione allo stremo, travolta da un’iperinflazione e dal crollo del bolivar sul mercato interno.
Il Venezuela sembra quindi voler prendere tempo, anche in attesa della prossima riunione Opec a inizio giugno, per la quale Maduro auspica un taglio della produzione da parte dei paesi membri per far risalire le quotazioni del petrolio. Pena il default che – sempre secondo gli esperti di Goldman Sachs – potrebbe arrivare l’anno prossimo.
Ce la farà il Venezuela? Chi ci vuole credere compra il bond e si gode cedole al 30%, e spera...
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martedì 17 marzo 2015
sabato 14 marzo 2015
ASUS: se compri un Apple Watch, sei fuori di testa
Asus ci prova a contrastare il lancio di Apple Watch a favore del suo device e sceglie come strategia quella di screditare tale scelta dando del fuori di testa a chi sceglie questo device.
Sarà ma come strategia mi sembra un po' povera, scarsa nella preparazione e forse anche rischiosa. Si perchè definindo il prodotto di Apple come riservato ai folli e di esclusivo interesse a chi ha soldi da buttare dalla finestra, spinge l'immagine d'elite del prodotto, riservato solo a pochi.. ai migliori!
Occhio Asus che questo è un brutto boomerang!
Sarà ma come strategia mi sembra un po' povera, scarsa nella preparazione e forse anche rischiosa. Si perchè definindo il prodotto di Apple come riservato ai folli e di esclusivo interesse a chi ha soldi da buttare dalla finestra, spinge l'immagine d'elite del prodotto, riservato solo a pochi.. ai migliori!
Occhio Asus che questo è un brutto boomerang!
lunedì 2 marzo 2015
Science of persuasion
Video interessante che consiglio a tutti. Soprattutto a chi opera nell'area comunicazione e vendita.
giovedì 12 febbraio 2015
La guerra americana sul petrolio riassunta in una immagine
Dai un'occhiata al Tweet di @TheEconomist: https://twitter.com/TheEconomist/status/565629379125211139?s=09
venerdì 2 gennaio 2015
Venezuela: questo sconosciuto
Ho parlato nel precedente post del Venezuela.
Se volete approfondire di più cosa è accaduto negli ultimi 20 anni in questo paese vi consiglio il seguente documentario.
Se volete approfondire di più cosa è accaduto negli ultimi 20 anni in questo paese vi consiglio il seguente documentario.
La guerra del petrolio
Con il nuovo anno voglio lanciare un nuovo topic sul mio blog: economia.
Vorrei però evitare di parlare della nostra economia nazionale, per evitare di lanciare i soliti messaggi economici di cui sono pieni i nostri wall su facebook. piuttosto vorrei presentarvi alcuni argomenti di ampio respiro macro economico per condividere con voi quello che accade fuori dai confini nazionali, in modo da riuscire a capire quanto accade alla nostra economia.
Si perché in un mondo globalizzato è assurdo pensare che possiamo regolarci per conto nostro. Inevitabilmente quello che accade nel resto del mondo influenza il nostro mercato e anche la nostra società. Volete un esempio pratico? Nelle ultime settimane si è innescata una vera e propria guerra sul prezzo del petrolio che è andato via via sempre più contraendosi.
Diversi paesi del blocco arabo stanno facendo guerra agli Stati Uniti e alla Russia abbassando vertiginosamente il prezzo del petrolio.
Con un prezzo del petrolio a questi livelli l'estrazione del petrolio negli USA viene scoraggiato perchè risulterebbe troppo costoso, riportando di fatto gli Stati Uniti ad importare dai paesi arabi.
Salterebbe quindi il piano di Obama che spingeva l'estrazione nel territorio americano per svincolarsi dall'import dai tanto "odiati" paesi arabi.
La situazione non migliora per la Russia (e per i paesi esportatori di petrolio come ad esempio il Venezuela) che si ritroverebbe un prodotto da esportare ormai deprezzato e quindi con entrate più basse del previsto. Si stima infatti che sia Russia che il Venezuela non riusciranno ad onorare i debiti nel corso del 2015 se la situazione non cambia.
L'effetto è subito visibile sul mercato dove il rublo si è svalutato così tanto che grandi operatori internazionali come Apple hanno smesso di vendere i propri prodotti usando la valuta straniera per evitare di ridurre i loro guadagni.
E l'Italia? Per noi solo buone nuove perchè il prezzo dei carburanti, dell'elettricità (ottenuto in buona parte con la combustione di petrolio) e del gas si sono sgonfiati per la prima volta in 10 anni a beneficio delle nostre povere tasche.
Vorrei però evitare di parlare della nostra economia nazionale, per evitare di lanciare i soliti messaggi economici di cui sono pieni i nostri wall su facebook. piuttosto vorrei presentarvi alcuni argomenti di ampio respiro macro economico per condividere con voi quello che accade fuori dai confini nazionali, in modo da riuscire a capire quanto accade alla nostra economia.
Si perché in un mondo globalizzato è assurdo pensare che possiamo regolarci per conto nostro. Inevitabilmente quello che accade nel resto del mondo influenza il nostro mercato e anche la nostra società. Volete un esempio pratico? Nelle ultime settimane si è innescata una vera e propria guerra sul prezzo del petrolio che è andato via via sempre più contraendosi.
Diversi paesi del blocco arabo stanno facendo guerra agli Stati Uniti e alla Russia abbassando vertiginosamente il prezzo del petrolio.
Con un prezzo del petrolio a questi livelli l'estrazione del petrolio negli USA viene scoraggiato perchè risulterebbe troppo costoso, riportando di fatto gli Stati Uniti ad importare dai paesi arabi.
Salterebbe quindi il piano di Obama che spingeva l'estrazione nel territorio americano per svincolarsi dall'import dai tanto "odiati" paesi arabi.
La situazione non migliora per la Russia (e per i paesi esportatori di petrolio come ad esempio il Venezuela) che si ritroverebbe un prodotto da esportare ormai deprezzato e quindi con entrate più basse del previsto. Si stima infatti che sia Russia che il Venezuela non riusciranno ad onorare i debiti nel corso del 2015 se la situazione non cambia.
L'effetto è subito visibile sul mercato dove il rublo si è svalutato così tanto che grandi operatori internazionali come Apple hanno smesso di vendere i propri prodotti usando la valuta straniera per evitare di ridurre i loro guadagni.
E l'Italia? Per noi solo buone nuove perchè il prezzo dei carburanti, dell'elettricità (ottenuto in buona parte con la combustione di petrolio) e del gas si sono sgonfiati per la prima volta in 10 anni a beneficio delle nostre povere tasche.
mercoledì 18 maggio 2011
Linkedin si quota in borsa ed è subito un successo
Linkedin, il social media dei professionisti, fa il suo ingresso ufficiale a Wall Street quotato 4,3 miliardi, il 30% in più della valutazione iniziale. Azioni offerte tra i 42 e i 45 dollari: cioè 10 dollari in più del prezzo preventivato soltanto venti giorni fa: un vero e proprio boom.
L'idea di creare un social network per i professionisti si deve alla creatività di Reid Hoffman, laureato di Stanford che abbandonda la vocazione da filosofo per seguire il mondo del business, infilando un successo dopo l'altro: fonda SocialNet, partecipa alla fondazione di PayPal. Quindi si inventa LinkedIn, finanziando progetti come Facebook, Zynga e LastFm.
Lo sbarco in borsa di LinkedIn è la più grande Ipo del settore Internet dopo lo sbarco in borsa di Google nel 2004. "Continueremo a investire, stiamo crescendo al passo più rapido della nostra storia", ha detto l'amministratore delegato del gruppo Jeff Weiner dopo l'esordio che ha riacceso l'entusiasmo degli investitori per le società hi-tech, dopo il (s)boom degli anni '90. In attesa per il collocamento a Wall Street ci sono anche colossi del calibro di Facebook, Twitter e Groupon, altri social network che arriverebbero a valere decine di miliardi di dollari dopo il passaggio a Wall Street.
L'affare è diventato maledettamente esplosivo. E questo successo fa un pizzico di paura. Aspettando che si muova anche il colosso Facebook.
domenica 15 maggio 2011
Eppela: il crowdfunding parla italiano
Ho già parlato di Kickstarter il portale americano per il crowdfunding, ovvero la raccolta del capitale iniziale per dare vita a un progetto che il popolo della rete ritiene più meritevoli.
Oggi presento Eppela la risposta italiana, fondato da Nicola Lencioni che in pieno spirito crowfunding si è messo in vendita da solo per 12000 euro. Da di scadenza della raccolta il prossimo 3 giugno e manca ancora metà della cifra.
Anche se non originale, plaudo a questa iniziativa tutta made in Italy, e nel mio piccolo gli faccio pubblicità.
Forza Nicola! Forza Eppela!
Oggi presento Eppela la risposta italiana, fondato da Nicola Lencioni che in pieno spirito crowfunding si è messo in vendita da solo per 12000 euro. Da di scadenza della raccolta il prossimo 3 giugno e manca ancora metà della cifra.
Anche se non originale, plaudo a questa iniziativa tutta made in Italy, e nel mio piccolo gli faccio pubblicità.
Forza Nicola! Forza Eppela!
mercoledì 20 aprile 2011
Progetti open source non solo software
Ho già parlato in passato di progetti open source hardware come arduino, ma ora voglio presentare questa bel video che racconta di come condividere le proprie competenze e conoscenze possa sviluppare un miglioramento collettivo.
lunedì 15 novembre 2010
La trama truffaldina delle gomme da neve (AKA "Lo strano caso del titolo Pirelli")
Oggi, 15 novembre 2010, sarebbe stata una data storia nella gestione dell'amministrazione della Provincia di Milano e nel codice stradale, ma qualcosa è andato storto. Ma procediamo per ordine.
Forse all'inizio la notizia era poco nota, ma il nuovo Codice della Strada 2010, permette agli enti locali di deliberare in autonomia l’eventuale obbligo di circolare con gomme invernali o catene da neve a bordo nei periodi freddi.
Il primo ente ad applicare questa possibilità è stato la Provincia di Milano, che attraverso una ordinanza provinciale andava ad obbligare gli automobilisti a montare pneumatici invernali (o ad avere a bordo le catene a bordo) nel periodo compreso tra il 15 novembre 2010 ed il 31 marzo 2011.
L’obbligo doveva essere valido per tutto il periodo indicato, anche senza neve a terra, ha prodotto non poche critiche da parte dei consumatori e delle associazioni di categorie. Tutti riconoscono il vantaggio di montare gomme invernali in condizioni non ottimali del fondo stradale, ma trasformarlo in un obbligo, con tanto di multa, sottrazione di 2 punti alla patente e possibile fermo del veicolo, è forse un passo eccessivo. Tra l'altro l'obbligo per le gomme invernali non riguardava solo le due ruote motrici, ma tutte e 4 le ruote (per le catene invece l'obbligo è la sola applicazione sulle ruote motrici).
In effetti le numerose critiche e il forte malcontento generale (oltre al preventivo di costo relativo alla campagna d'informazione che si sarebbe dovuta tenere), hanno portato l'amministrazione ad un brusco dietrofront ad una settimana dalla messa data di messa in essere della nuova ordinanza, come annunciato dal presidente della provincia, Guido Podestà, in seguito all’incontro con i rappresentanti di alcune associazioni a tutela dei consumatori.
In parole povere questo vuol dire che non ci sarà nessun obbligo, come stabilito invece in precedenza secondo il nuovo Codice dellla Strada, di montare gomme da neve o di avere a bordo catene.
Insomma, ancora una volta volta, come diceva Shakspeare, "Much ado about nothing", ovvero si è fatto un gran parlare sul nulla, con buona soddisfazione da parte dei gommisti, che in effetti nelle ultime settimane accettavano prenotazioni per l'installazione delle gomme invernali con almeno 10 giorni di attesa.
Non dovremmo meravigliarci, ma forse la trama non è poi così banale.
Lasciate che vi spieghi i miei dubbi.
A fine Ottobre, avevo appena fatto montare le gomme invernali sulla mia autovettura, noto in televisione una pubblicità sulle gomme invernali della Pirelli. Si trattava di una incredibile coincidenza che fosse uscito proprio quando serviva o era uno spot studiato da tempo a tavolino mirato a veicolare i miei concittadini alla scelta delle gomme invernali made in Italy per eccellenza? Il fatto che la Pirelli sia una realtà fortemente radicata in Lombardia e Piemonte e che sia in stretta relazione con l'amministrazione pubblica è ormai cosa nota.
Penso sia normale allora far nascere il sospetto che l'ordinanza della Provincia di Milano fosse appunto mirata a dare respiro ad una (propria) azienda in difficoltà. Mia nonna diceva che a pensare male si fa peccato, ma molte volte si indovina. Proviamo a mettere allora in confronto il titolo delle azioni Pirelli con gli eventi.
A settembre il titolo rimbalza tra valori medi di 5,80 € senza mai superare i 6 €, che vengono invece bruscamente superati con un rally incredibile ad Ottobre, raggiungendo il picco il giorno 21 a quota 6,58 € con una performance del 12,5% in 3 settimane. Fenomenale quanto strano anche perché erano proprio i giorni nei quali a palazzo stavano discutendo la famigerata ordinanza. Poi che succede, sale la polemica e si inizia a fiutare la necessitò di rivedere l'ordinanza e do botto il titolo precipita ai valori attuali bruciando in altre 3 settimane il 10% del valore.
Mi chiedo se siamo in presenza di un'abile speculazione, ad un opera di aggiotaggio o semplicemente davanti all'ennesima truffa ai danni dei consumatori doppiamente truffati: prezzi delle gomme che sono saliti vertiginosamente appena l'ordinanza è stata emessa, e finanza "creativa" sui tavoli di Piazza Affari.
Ai posteri l'arduo giudizio e alla Consob l'invito ad una piccola investigazione.
Forse all'inizio la notizia era poco nota, ma il nuovo Codice della Strada 2010, permette agli enti locali di deliberare in autonomia l’eventuale obbligo di circolare con gomme invernali o catene da neve a bordo nei periodi freddi.
Il primo ente ad applicare questa possibilità è stato la Provincia di Milano, che attraverso una ordinanza provinciale andava ad obbligare gli automobilisti a montare pneumatici invernali (o ad avere a bordo le catene a bordo) nel periodo compreso tra il 15 novembre 2010 ed il 31 marzo 2011.
L’obbligo doveva essere valido per tutto il periodo indicato, anche senza neve a terra, ha prodotto non poche critiche da parte dei consumatori e delle associazioni di categorie. Tutti riconoscono il vantaggio di montare gomme invernali in condizioni non ottimali del fondo stradale, ma trasformarlo in un obbligo, con tanto di multa, sottrazione di 2 punti alla patente e possibile fermo del veicolo, è forse un passo eccessivo. Tra l'altro l'obbligo per le gomme invernali non riguardava solo le due ruote motrici, ma tutte e 4 le ruote (per le catene invece l'obbligo è la sola applicazione sulle ruote motrici).
In effetti le numerose critiche e il forte malcontento generale (oltre al preventivo di costo relativo alla campagna d'informazione che si sarebbe dovuta tenere), hanno portato l'amministrazione ad un brusco dietrofront ad una settimana dalla messa data di messa in essere della nuova ordinanza, come annunciato dal presidente della provincia, Guido Podestà, in seguito all’incontro con i rappresentanti di alcune associazioni a tutela dei consumatori.
In parole povere questo vuol dire che non ci sarà nessun obbligo, come stabilito invece in precedenza secondo il nuovo Codice dellla Strada, di montare gomme da neve o di avere a bordo catene.
Insomma, ancora una volta volta, come diceva Shakspeare, "Much ado about nothing", ovvero si è fatto un gran parlare sul nulla, con buona soddisfazione da parte dei gommisti, che in effetti nelle ultime settimane accettavano prenotazioni per l'installazione delle gomme invernali con almeno 10 giorni di attesa.
Non dovremmo meravigliarci, ma forse la trama non è poi così banale.
Lasciate che vi spieghi i miei dubbi.
A fine Ottobre, avevo appena fatto montare le gomme invernali sulla mia autovettura, noto in televisione una pubblicità sulle gomme invernali della Pirelli. Si trattava di una incredibile coincidenza che fosse uscito proprio quando serviva o era uno spot studiato da tempo a tavolino mirato a veicolare i miei concittadini alla scelta delle gomme invernali made in Italy per eccellenza? Il fatto che la Pirelli sia una realtà fortemente radicata in Lombardia e Piemonte e che sia in stretta relazione con l'amministrazione pubblica è ormai cosa nota.
Penso sia normale allora far nascere il sospetto che l'ordinanza della Provincia di Milano fosse appunto mirata a dare respiro ad una (propria) azienda in difficoltà. Mia nonna diceva che a pensare male si fa peccato, ma molte volte si indovina. Proviamo a mettere allora in confronto il titolo delle azioni Pirelli con gli eventi.
A settembre il titolo rimbalza tra valori medi di 5,80 € senza mai superare i 6 €, che vengono invece bruscamente superati con un rally incredibile ad Ottobre, raggiungendo il picco il giorno 21 a quota 6,58 € con una performance del 12,5% in 3 settimane. Fenomenale quanto strano anche perché erano proprio i giorni nei quali a palazzo stavano discutendo la famigerata ordinanza. Poi che succede, sale la polemica e si inizia a fiutare la necessitò di rivedere l'ordinanza e do botto il titolo precipita ai valori attuali bruciando in altre 3 settimane il 10% del valore.
Mi chiedo se siamo in presenza di un'abile speculazione, ad un opera di aggiotaggio o semplicemente davanti all'ennesima truffa ai danni dei consumatori doppiamente truffati: prezzi delle gomme che sono saliti vertiginosamente appena l'ordinanza è stata emessa, e finanza "creativa" sui tavoli di Piazza Affari.
Ai posteri l'arduo giudizio e alla Consob l'invito ad una piccola investigazione.
lunedì 16 marzo 2009
Never eat alone, non mangiare mai da solo
"Never eat alone", non mangiare mai da solo, è il titolo di un libro best seller negli Usa, purtroppo non ancora tradotto in Italia, scritto da Keith Ferrazzi, uno che era partito socialmente "debole", in quanto figlio di un operaio e di una colf, ma che proprio solo grazie al network di relazioni costruito fin da ragazzo, ha visto realizzarsi una carriera di tutto rispetto, con tanto di borsa di studio a Yale, un Mba ad Harvard e tanto altro. Ovvero usa più tempo possibile per stabilire legami con gli altri e costruire reti di conoscenze.
Certamente questo non è la scoperta del secolo, perché le reti sociali sono sempre esistite. Oggi però far parte di un network è diventato indispensabile per trovare un buon lavoro e fare carriera. La grande novità è che la moda esplosa negli ultimi anni per i “social network”, rende tutto più facile ed accessibile.
Non dobbiamo però dimenticare che internet è solo uno strumento: tutto sta ancora nella nostra capacità di gestire la relazione fisica. Solo questo ci permetterà di coltivare un fertile network.
Sembra esserne convinto anche Pier Carlo Pozzati, presidente di Milanln, una rete sociale nata da un gruppo di utenti Linkedln: “Internet ha dato grande diffusione al social network, ma ciò che farà la differenza sarà il
ritorno al mondo reale. Cosa che noi facciamo con incontri settimanali, dai quali nascono conoscenze che fruttano cambi di lavoro e accelerazioni di carriera”.
Che appartenere ad un network sia un aspetto ormai fondamentale, nel mondo del business, viene confermato anche da Andrea Sianesi, mio ex docente ed ora responsabile Mba del Mip, la scuola di management del Politecnico di Milano: "Non a caso al Mip consideriamo un asset strategico il rafforzamento della rete di ex alunni, che è un canale forte per trovare lavoro e fare carriera».
Se siete interessati all'argomento e non potete permettervi un master specifico, vi consiglio questi interessanti percorsi formativi offerti da youtube:
venerdì 17 ottobre 2008
La crisi finanziaria in parole semplici
Mi sono spesso trovato in questi giorni a parlare della attuale crisi economica e spesso noto molta fatica nel capire e far capire cosa è successo e perchè anche le banche, come tutte le società imprenditoriali, possano fallire!
Ho scovato questo filmato che spiega il meccanismo in modo veramente semplice ed elementare. Peccato solo che sia in inglese.
Tutto nasce negli Stati Uniti, dove, inizialmente ci sono due mercati: quello del credito e quello del risparmio.
Il primo è molto semplice e noto a tutti i detentori di un mutuo: da un lato ci sono persone che hanno bisogno di soldi, ad esempio per comprare una casa e dall’altro una banca che si impegna a pagare la somma dìacquisto dell'immobile oggi, mentre la persona che richiede il prestito promette di pagare una certa somma ogni anno per un certo numero di anni, fino a ripagare il mutuo e diventare il proprietario effettivo della casa. L'immobile rimane infatti a garanzia (collateral) del prestito, e nel caso la persona non riesca più a pagare le rate del mutuo (insolvenza), la casa viene venduta all’asta per ripagare la banca.
Ma anche la banca può anche prendere soldi in prestito, e lo fa quando la gente deposita i soldi in conto corrente. In pratica una persona affida il denaro alla banca, la quale potrà usarlo per farlo aumentare, in cambio di una certa somma (gli interessi). Questo è il mercato del risparmio.
Negli Stati Uniti una volta questi due tipi di attività erano divisi: o una banca raccoglieva denaro dai conti correnti e li investiva altrove, oppure usava il proprio denaro per erogare prestiti. Nel 1999, però, gli Stati Uniti cambiarono politica, e il muro che li separava viene fatto saltare.
Adesso le due attività bancarie sono parte di una stessa catena: la banca eroga un mutuo e riceve quindi un pezzo di carta. Dopodiché prende questo pezzo di carta e lo vende alle persone a destra. Visto che i soldi dei mutui la banca li rivedrà solo dopo molto tempo, essa pensa bene di venderli agli investitori.
Ricapitolando: le persone a sinistra chiedono soldi alla banca; la banca glieli dà e riceve in cambio un titolo; la banca prende questo titolo e lo vende agli investitori a destra, i quali, praticamente, “comprano i soldi” (in gergo, il flusso di cassa) che le persone a sinistra devono dare alla banca (questi strumenti si chiamano MBS, Mortgage-backed securities, ovvero, in parole povere, titoli garantiti da mutui ipotecari). In questo modo la banca ha molti più soldi e può erogare ancora più prestiti.
Ma se la banca può erogare più prestiti, questo significa che sarà più facile per le persone comprare casa. Scoppia quindi la bolla delle case, durante la quale tutti cominciano a comprare casa, e le banche cominciano ad erogare mutui anche a persone che probabilmente non lo pagheranno (sono i cosiddetti mutui subprime). Le banche fanno sempre lo stesso gioco: prendono i mutui a sinistra e li vendono a destra.
A un certo punto la bolla esplode: molte persone non pagano più il mutuo (default), e questo crea un fenomeno a catena su tutte le persone (e istituzioni, come altre banche, anche europee) che avevano comprato gli MBS. Le banche sono costrette a usare i propri soldi per pagare le persone che avevano comprato gli MBS, ma come ci si può aspettare, dopo un po’ il fiume si prosciuga e le banche falliscono. E siamo arrivati alla situazione attuale.
Adesso tocca ai governi, che devono decidere chi aiutare: è meglio aiutare le persone a pagare i mutui? Oppure conviene aiutare la banche? O è meglio garantire gli investitori? Sono queste le domande che i governi di tutto il mondo si stanno ponendo per capire in che modo si può uscire dalla crisi.
Ho scovato questo filmato che spiega il meccanismo in modo veramente semplice ed elementare. Peccato solo che sia in inglese.
Tutto nasce negli Stati Uniti, dove, inizialmente ci sono due mercati: quello del credito e quello del risparmio.
Il primo è molto semplice e noto a tutti i detentori di un mutuo: da un lato ci sono persone che hanno bisogno di soldi, ad esempio per comprare una casa e dall’altro una banca che si impegna a pagare la somma dìacquisto dell'immobile oggi, mentre la persona che richiede il prestito promette di pagare una certa somma ogni anno per un certo numero di anni, fino a ripagare il mutuo e diventare il proprietario effettivo della casa. L'immobile rimane infatti a garanzia (collateral) del prestito, e nel caso la persona non riesca più a pagare le rate del mutuo (insolvenza), la casa viene venduta all’asta per ripagare la banca.
Ma anche la banca può anche prendere soldi in prestito, e lo fa quando la gente deposita i soldi in conto corrente. In pratica una persona affida il denaro alla banca, la quale potrà usarlo per farlo aumentare, in cambio di una certa somma (gli interessi). Questo è il mercato del risparmio.
Negli Stati Uniti una volta questi due tipi di attività erano divisi: o una banca raccoglieva denaro dai conti correnti e li investiva altrove, oppure usava il proprio denaro per erogare prestiti. Nel 1999, però, gli Stati Uniti cambiarono politica, e il muro che li separava viene fatto saltare.
Adesso le due attività bancarie sono parte di una stessa catena: la banca eroga un mutuo e riceve quindi un pezzo di carta. Dopodiché prende questo pezzo di carta e lo vende alle persone a destra. Visto che i soldi dei mutui la banca li rivedrà solo dopo molto tempo, essa pensa bene di venderli agli investitori.
Ricapitolando: le persone a sinistra chiedono soldi alla banca; la banca glieli dà e riceve in cambio un titolo; la banca prende questo titolo e lo vende agli investitori a destra, i quali, praticamente, “comprano i soldi” (in gergo, il flusso di cassa) che le persone a sinistra devono dare alla banca (questi strumenti si chiamano MBS, Mortgage-backed securities, ovvero, in parole povere, titoli garantiti da mutui ipotecari). In questo modo la banca ha molti più soldi e può erogare ancora più prestiti.
Ma se la banca può erogare più prestiti, questo significa che sarà più facile per le persone comprare casa. Scoppia quindi la bolla delle case, durante la quale tutti cominciano a comprare casa, e le banche cominciano ad erogare mutui anche a persone che probabilmente non lo pagheranno (sono i cosiddetti mutui subprime). Le banche fanno sempre lo stesso gioco: prendono i mutui a sinistra e li vendono a destra.
A un certo punto la bolla esplode: molte persone non pagano più il mutuo (default), e questo crea un fenomeno a catena su tutte le persone (e istituzioni, come altre banche, anche europee) che avevano comprato gli MBS. Le banche sono costrette a usare i propri soldi per pagare le persone che avevano comprato gli MBS, ma come ci si può aspettare, dopo un po’ il fiume si prosciuga e le banche falliscono. E siamo arrivati alla situazione attuale.
Adesso tocca ai governi, che devono decidere chi aiutare: è meglio aiutare le persone a pagare i mutui? Oppure conviene aiutare la banche? O è meglio garantire gli investitori? Sono queste le domande che i governi di tutto il mondo si stanno ponendo per capire in che modo si può uscire dalla crisi.
lunedì 11 agosto 2008
Come rilanciare Alitalia? Basta fare terrorismo sui voli low-cost
So che il titolo può sembrare provocatorio, ma questa sembra essere la nuova strategia adottata da mediaset per supportare l'azienda più in deficit di Italia. Se vi capita di guardare in questi giorni un telegiornale su canale5, italia1 o rete4, fateci caso: c'è sempre una notizia che parla delle grandi "truffe" messe in opera dalle compagnie aeree lowcost che fanno pagare esosi extra ai poveri sventurati che partono in vacanza con più di 20 chili di bagaglio.
Queste compagnie (che si chiamano Ryanair, Easyjet e Myair), arrivano a chiedere quasi il doppio del biglietto nel caso il bagaglio sia oversize. Tutto vero, ma si tralascia di indicare che comunque il costo del biglietto passa da 30 a 70 euro, bel lontano da un biglietto alitalia che costa come minimo 180 euro.
martedì 22 luglio 2008
La storia delle cose
Segnalo questo filmato che rappresenta cosa ha portato negli ultimi 50 al modello economico consumistico attuale e a quali conseguenze stiamo andando incontro.
L'autrice, Annie Leonard ci spiega qual'è il problema della corsa al consumismo iniziata negli anni 50 e il perché oggi ci stiamo dirigendo contro un muro.
Se avete 20 minuti di tempo, dedicateli alla visione del seguente filmato... ne vale veramente la pena
L'autrice, Annie Leonard ci spiega qual'è il problema della corsa al consumismo iniziata negli anni 50 e il perché oggi ci stiamo dirigendo contro un muro.
Se avete 20 minuti di tempo, dedicateli alla visione del seguente filmato... ne vale veramente la pena
sabato 29 marzo 2008
Pace fatta con la Coop(?)
Non vorrei montarmi la testa, ma scoprire oggi questa "strana" offerta mi lascia un poco interdetto. Avevo infatti riportato questa anomalia di offerta neanche un mese fa ed ecco che la mia segnalazione sembra aver portato i suoi (insperati) frutti: finalmente ora il pacco offerta del formaggino "mio" è conveniente e non costa più di tre pezzi singoli.
Non mi sono montato la testa, questo mio blog non è visto da abbastanza persone per pensare che qualcuno di Coop si sia accorto della mia segnalazione e sia corso ai ripari, ma pensare che forse nel mio piccolo ho contribuito a cambiare un piccolo pezzo del mondo è una piccola soddisfazione.
Non mi sono montato la testa, questo mio blog non è visto da abbastanza persone per pensare che qualcuno di Coop si sia accorto della mia segnalazione e sia corso ai ripari, ma pensare che forse nel mio piccolo ho contribuito a cambiare un piccolo pezzo del mondo è una piccola soddisfazione.
sabato 1 marzo 2008
Le piccole truffe della Coop
Lettera aperta alla Coop:
Cara Coop, ma mi prendi per fesso? Come ti permetti di vendermi un pacco convenienza (del tipo 3x) vantando un risparmio quando la confezione costa più del prezzo della singola moltiplicato per tre. Attenzione non sto parlando di confezioni differenti o di prodotti dalle caratteristiche diverse. Sto parlando di un pacco che contiene tre confezioni singole. Non mi credi eccoti un paio di esempi. formaggino MIO la confezione singola costa € 1.05 mentre la confezione "risparmio" costa € 3.35 quindi più caro rispetto a tre confezioni singole (€ 3.15!) e lo stesso vale per il mais Bonduelle, dove ora sei intervenuta alzando il prezzo del pacco singolo di 10 centesimi per rientrare nell'"offerta" del pacco triplo . E questi sono alcuni esempi incontrati oggi durante la mia spesa settimanale... chissà quanti casi ci sono!!! Cara Coop, mi hai veramente offeso con questo tuo comportamento e da domani compro solo dall'Esselunga.
Ma come diceva la pubblicità "la Coop sei tu.." e dato che noi nascondiamo i soldi nel Liechtenstein che cosa ci aspettiamo di diverso...
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lunedì 18 febbraio 2008
Contabilità aziendale as a service
Mi sono chiesto perchè non ci fosse da parte di una azienda italiana, l'offerta di uno strumento di contabilità che permettesse a piccoli imprenditori e professionisti di gestire la propria contabilità in modo remoto. In questo modo si evita la necessità di trovare il software giusto, installarlo, sottoporto a mille requisiti per un funzionamento "professionale" (gestione password robuste, procedure di backup e disaster recovery, aggiornamenti...). Finalmente ho trovato chi mi può offrire la risposta: Kiara. Una soluzione semplice semplice per risolvere i vostri problemi: andate sul sito, vi registrate ed importate i vostri elenchi di clienti e fornitori, e siete subito pronti per sviluppare preventivi, fatture e note di credito. Il sistema si presenta chiaro e semplice, gestisce le vostre scadenze con simpatici remind via mail o sms. Il servizio è gratuito per i piccoli imprenditori e professionisti (max 12 fatture all'anno), che cercano una soluzione semplice e poco costosa. Se il vostro business richiede di più potete sempre passare alla versione a pagamento a prezzi veramente modesti. Complimenti ai ragazzi che stanno dietro a questa utile ed innovativa soluzione.
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