domenica 27 febbraio 2011

Un moderno Robin Hood contro i produttori della tv publica di oggi: censori di giorno e puttanieri di notte

In questi giorni impazza sui giornali lo scandalo Rubygate. Le famose 389 pagine consegnate dalla procura Milanese, hanno riportato in gran voga un meccanismo vecchio come il mondo: lo scambio di piacer sessuali offerti da una giovane e avvenente donna nei confronti di un uomo di potere (quasi sempre vecchio) in cambio di successo, visibilità televisiva e tanti soldi. Ma questo non dovrebbe affatto sorprenderci. Basterebbe infatti andare indietro di 4-5 anni per ritrovarci in pieno scandalo Vallettopoli, che ormai non si sente più nominare neanche dai giornali scandalistici.  Eppure c'è qualcuno che questo episodio se lo ricorda bene. Un utente televisivo che si sente (giustamente) colpito in prima persona da questo drastico cambio di rotta e che attraverso youtube denuncia, a volte con modi  rozzi, come la televisione pubblica serva ormai solo ai padroni della televisione come vetrina per le "cocche" o amanti di turno, derubando l'utente medio della possibilità di godere dei bei vecchi programmi per soli uomini alla "Drive In". Ricordiamoci come la tv commerciale italiana sia stata segnata dallo stile berlusconiano degli anni 80, andando a definire negli anni un modello televisivo culturalmente al ribasso, ma che nel tempo aveva però sviluppato una propria "cultura popolare". Bassa, ma pur sempre popolare, ovvero rivolta a soddisfare i desideri del popolo. L'attuale modello in voga in tv ora prevede che ci si finga tutti dei santi, politicamente corretti. Ma invece che dare spazio a brave professioniste (ballerine, cantanti, attrici, comiche) si da spazio solo alla "subrette" indicata dal "capo" nell'ultima mezzora.




Anche le veline di Striscia la Notizia sembrano colpite da questa aria puritana e hanno sempre minor visibilità all'interno del programma. Questo però a discapito dei telespettatori e degli ascolti. Chissà che non sia proprio la legge del mercato a ristabilite il giusto equilibrio.

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